INTRECCI DI BELLEZZA E MEMORIA: NOI E FRANCESCO SARTOR

In occasione dell’apertura della mostra “Francesco Sartor. Omaggio a 100 anni dalla morte”, di stanza presso Villa Premoli a Cavaso del Tomba dal 24 Aprile al 23 Maggio 2021, ci fa piacere ricordare l’appassionato scultore veneto e ripercorrere le numerose occasioni in cui il nostro lavoro ha incontrato la sua vita e le sue opere.

Questa storia è cominciata insospettabilmente nel 2012, quando abbiamo iniziato il restauro di Villa Premoli, durato quattro anni. In questa occasione, diretti dall’Arch. Fiorenzo Bernardi, siamo intervenuti sulle facciate decorate a graffito, sugli elementi lapidei di facciata e sulle decorazioni pittoriche e in stucco poste nelle sale interne. Non sapevamo, naturalmente, che nove anni dopo questa incantevole villa affacciata sui colli asolani avrebbe ospitato le opere più significative di Francesco Sartor in occasione della celebrazione del centenario dalla sua morte.

Nel 2018 abbiamo messo mano per la prima volta ad una sua opera: la stele funeraria di Giovanni Parolin, suocero di Francesco e cognato di Papa Pio X. Il profondo rapporto di amicizia con la famiglia Parolin era iniziato quando il figlio di Giovanni, Giovanni Battista, era giunto a Possagno come arciprete nel periodo in cui Francesco aveva l’incarico di fabbriciere. Quando lo zio di Giovanni Battista era divenuto pontefice, Francesco aveva ottenuto numerosi incarichi da parte del S. Padre che gli guadagnarono la definizione di “scultore di papa Pio X”. Successivamente il legame con la famiglia Parolin si era fatto eterno quando Francesco si era unito in matrimonio con la figlia di Giovanni, Amalia.

Al momento del nostro intervento la stele funeraria in Marmo di Carrara, finemente scolpita da Francesco fra il 1907 e il 1908, era collocata all’interno del Cimitero di Riese Pio X in posizione non originaria. La stele accusava un degrado legato ad una intensa attività biodeteriogena ed era fratturata nell’elemento lapideo centrale, in corrispondenza delle inscrizioni incise. L’opera si inserisce nello storicismo architettonico, che riprende in ambito religioso e funerario lo stile gotico. Questo raffinato esempio della perizia di Sartor ha tutto il sapore del mondo classico, ma sa adattarsi ai tempi risultando in realtà senza tempo. In occasione della manutenzione degli spazi esterni della Cappella Gentilizia Sarto – Parolin, il committente Dott. Battista Parolin, detentore della Cappella, ha espresso la volontà di posizionare la stele vicino ai propri congiunti. Il nostro intervento è consistito nello smontaggio, nel Restauro Conservativo e nella ricollocazione nella nuova sede (grazie ad una struttura metallica progettata dall’Arch. Mauro Parolini).

Ma è nel 2020, in occasione del centenario, che la storia di questo artista e la nostra si sono intrecciate in modo curioso. Siamo entrati a far parte dell’opera di restauro in vista delle celebrazioni, iniziando dal busto di papa Leone XIII, opera in marmo di Carrara realizzata nel 1894-95 e ora parte di una collezione privata. All’epoca della realizzazione Francesco era da poco tornato a Cavaso dopo il periodo di formazione veneziana, e si divideva tra il lavoro nei campi e il suo studiolo domestico di scultura. Il busto è uno splendido esempio dell’eleganza e della finezza esecutiva dell’artista. È stato emozionante averlo tra le mani e restaurarlo, applicando il principio del minimo intervento rivolto alla massima tutela delle patine del tempo.

Poco dopo abbiamo saputo che le mostre del centenario si sarebbero tenute a Villa Premoli, e abbiamo così iniziato a sentirci veramente parte di una catena di eventi allineata con la nostra “missione”.

Dopo la fine della prima guerra mondiale, Francesco era tornato in Veneto dopo un periodo romano e aveva affrontato la “desolazione piombata nel nostro sventurato paese di Cavaso” mettendosi all’opera per riparare e ricostruire, non solo i suoi immobili. Aveva ricevuto i ringraziamenti del sindaco di Possagno per la collaborazione nel salvataggio delle opere canoviane, che avevano subito lacerazioni di cui ancora oggi si incontrano testimonianze alla Gypsotheca. Ci piace pensare di essere custodi di un po’ di quel suo spirito tenace e buono, che tanto si è impegnato per far riemergere il bello, per curare le ferite inferte da quegli anni di sofferenza. Nel nostro piccolo anche noi lavoriamo per conservare memorie tanto preziose e intrise di genio e bellezza, perché possano continuare a testimoniare la nostra storia, la nostra arte, il buono della nostra cultura alle persone del presente e del futuro.

Così siamo stati entusiasti di offrire i nostri servizi anche per il restauro del bronzo dello “Scolaro Negligente”, sito a Cavaso di fronte all’ultima casa di Francesco, nella piazzetta che ha preso il suo nome. Si tratta di un’opera del 1971 realizzata per fusione con la tecnica della cera persa in onore di Francesco riproducendo un suo gesso del 1890. Anche in questo caso si è trattato di manutenzione ordinaria secondo il concetto di minimo intervento come definito dal teorico del restauro Cesare Brandi.

Ci siamo adoperati anche nel restauro estetico del dipinto ad olio di Papa Pio X, opera di Umberto Martina. Nonostante quest’opera non sia in relazione con Sartor, questo lavoro è stato un altro piccolo tassello del nostro orbitare intorno alla storia di questo artista, così legato al pontefice.

Questa storia termina, per il momento, lì dove è terminata anche quella di Francesco. Come ultimo lavoro siamo stati infatti artefici del restauro della tomba di famiglia in cui l’artista riposa insieme all’amata moglie Amalia e ai figli presso il cimitero di Cavaso del Tomba.

Ma la bellezza dell’arte è che è immortale (o almeno, noi cerchiamo di renderla tale!)… Siamo entusiasti quindi di poter ammirare ed invitare ad ammirare le opere più celebri e significative di Sartor nel percorso espositivo aperto fino al 23 maggio. Il 22 maggio dalle 16 alle 16.30 saremo presenti personalmente: Giorgio Padovan parlerà del restauro dei monumenti sartoriani compiuti lo scorso anno, e sarà possibile effettuare visite guidate della mostra.

Testo a cura di: dott.ssa Jessica Favaro